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Buongiorno Dott.ssa, la contatto per avere un consiglio su mio figlio che ha quasi 6 anni. E' un bimbo molto sensibile ed emotivo e soffre di attacchi d'ansia....Espandi
Buongiorno Dott.ssa, la contatto per avere un consiglio su mio figlio che ha quasi 6 anni. E' un bimbo molto sensibile ed emotivo e soffre di attacchi d'ansia. Quest'anno inizia la prima elementare e vorrei aiutarlo ad affrontare questa novità importante. Lui è molto legato a me purtroppo io e mio marito ci stiamo separando e questo inevitabilmente si ripercuote sulla sua serenità. Come posso aiutarlo? Grazie
Salve Signora,
mi riferisce di un periodo pieno di cambiamenti per la sua famiglia, alcuni dettati dall'evoluzione del ciclo di vita di suo figlio come la crescita e l'ingresso nella scuola primaria, altri dettati dal ciclo di vita della coppia coniugale che nel suo caso si confronta con una separazione tra moglie e marito. Noto come il suo primo pensiero vada a suo figlio, quindi inizio dalla "madre".
Sicuramente è una fase delicata per suo figlio. L'ingresso in un nuovo contesto può comportare una fase di confusione iniziale ma progressivamente si va alla ricerca di nuovi punti di riferimento, come compagni e insegnanti e suo figlio "individuerà i candidati preferiti" . Entrare in un gruppo è un fattore di protezione, quindi le consiglio di socializzare con gli altri genitori e creare un rapporto di collaborazione con gli insegnanti.
Non ho informazioni a riguardo, ma rispetto al rapporto con il padre suo figlio avrà bisogno chiarezza e progressivamente abituarsi all'idea che continuerà ad contare sui propri genitori pur frequentandoli in contesti diversi. A tal proposito mi piacerebbe condividere con lei un'immagine di Alfredo Canevaro che descrive come gli uccelli marini "cormorani", prima di abbandonare il nido regrediscono a comportamenti appresi nelle prime ore di vita: dondolano, pigolano, per poi spiccare il volo. Fanno un passo indietro per farne due in avanti, in una sorta di "reprogressione" biologica… e suo figlio farà così!
E ora mi rivolgo alla "donna"… è una forzatura separare i due aspetti donna/madre ma in questo momento lei si confronta con le preoccupazioni di madre e il disorientamento della donna, una donna che sta ponendo le basi per una nuova fase di vita.. Anche lei come suo figlio, anche se in termini diversi, costruirà nuovi legami e nuovi contesti di appartenenza pur confidando in quelli già sicuramente presenti. Pertanto si prenda cura della "donna" e l'effetto a cascata sarà di occuparsi della madre e del suo bambino. Si conceda del tempo, ma non esiti a prendere in considerazione l'idea di chiedere una consulenza psicologica.
mi riferisce di un periodo pieno di cambiamenti per la sua famiglia, alcuni dettati dall'evoluzione del ciclo di vita di suo figlio come la crescita e l'ingresso nella scuola primaria, altri dettati dal ciclo di vita della coppia coniugale che nel suo caso si confronta con una separazione tra moglie e marito. Noto come il suo primo pensiero vada a suo figlio, quindi inizio dalla "madre".
Sicuramente è una fase delicata per suo figlio. L'ingresso in un nuovo contesto può comportare una fase di confusione iniziale ma progressivamente si va alla ricerca di nuovi punti di riferimento, come compagni e insegnanti e suo figlio "individuerà i candidati preferiti" . Entrare in un gruppo è un fattore di protezione, quindi le consiglio di socializzare con gli altri genitori e creare un rapporto di collaborazione con gli insegnanti.
Non ho informazioni a riguardo, ma rispetto al rapporto con il padre suo figlio avrà bisogno chiarezza e progressivamente abituarsi all'idea che continuerà ad contare sui propri genitori pur frequentandoli in contesti diversi. A tal proposito mi piacerebbe condividere con lei un'immagine di Alfredo Canevaro che descrive come gli uccelli marini "cormorani", prima di abbandonare il nido regrediscono a comportamenti appresi nelle prime ore di vita: dondolano, pigolano, per poi spiccare il volo. Fanno un passo indietro per farne due in avanti, in una sorta di "reprogressione" biologica… e suo figlio farà così!
E ora mi rivolgo alla "donna"… è una forzatura separare i due aspetti donna/madre ma in questo momento lei si confronta con le preoccupazioni di madre e il disorientamento della donna, una donna che sta ponendo le basi per una nuova fase di vita.. Anche lei come suo figlio, anche se in termini diversi, costruirà nuovi legami e nuovi contesti di appartenenza pur confidando in quelli già sicuramente presenti. Pertanto si prenda cura della "donna" e l'effetto a cascata sarà di occuparsi della madre e del suo bambino. Si conceda del tempo, ma non esiti a prendere in considerazione l'idea di chiedere una consulenza psicologica.
Salve buongiorno volevo anch'io un consiglio. Ho un bimbo di sette anni e due gemelline di quattro e mezzo naturalmente faccio a meno di dirle la gelosia...Espandi
Salve buongiorno volevo anch'io un consiglio.
Ho un bimbo di sette anni e due gemelline di quattro e mezzo naturalmente faccio a meno di dirle la gelosia che ha il bimbo grande, nate quando lui aveva tre anni, iniziava un nuovo percorso di scuola , toglieva il pannolino e ciuccio. Ho sempre cercato di non far pesare questa nuova situazione ma e' stato difficile visto che le esigenze non mi portavano a fare cose importanti come accompagnarlo a scuola nei suoi primi momenti e via crescendo non riesco ad affrontare l'insormontabile invadenza delle sorelle e a dare il giusto ed equilibrato tempo per tutti e tre.
Ha avuto un periodo dove non mi ha mangiato per un pò, poi ha avuto una serie di tic che sono durati circa un paio di mesi e adesso stanno scomparendo ...la scuola ..... iniziamo con il dire che in prima elementare si e' fatto riconoscere ...(PREMETTO che il bambino e' sempre stato buonissimo tranquillo e calmo) adesso ha un carattere impulsivo e iroso, un esempio deve per forza portare il suo pensiero fino alla fine, se una maestra mette un cartellone in una maniera se a lui non va bene la stressa fino all'esaurimento che non va bene e deve dire la sua (non cede mai l'ultima parola deve essere sempre la sua) e se non sono accondiscendenti gli prende uno scatto di nervoso grida e lancia oggetti e per un paio di volte e' scappato dalla classe.
Questo il primo anno, nel secondo dopo aver parlato con le maestre hanno capito ormai il carattere e abbiamo capito il suo disagio e il suo modo di mettersi sempre al centro dell'attenzione e' dato dal fatto che gli viene tolto sempre dalle sue sorelle (due sorelle, due femmine e come dicevo prima super invadenti) ora pero ' il problema che anche parlandoci tanto, i suoi scatti di ira sono diminuiti non spariti e qualche volta detta da lui STRESSATO dai compagni alza le mani (spinta, bottarella) non vorrei far uscire rocky balboa al posto di un bimbo normale.
A scuola va benissimo a tutti bei voti e' volenteroso e molto intuitivo una pagella di tutti 8/9 , ma un bel voto di non idoneo e' stato quello del comportamento io vorrei aiutarlo ci parlo tanto mi dicono tutti che deve crescere e che gli deve scattare qualcosa dentro di crescita e di autostima. Stavo pensando anche di fargli cambiare scuola ......grazie infinitamente e scusi per il papiro.
Ha avuto un periodo dove non mi ha mangiato per un pò, poi ha avuto una serie di tic che sono durati circa un paio di mesi e adesso stanno scomparendo ...la scuola ..... iniziamo con il dire che in prima elementare si e' fatto riconoscere ...(PREMETTO che il bambino e' sempre stato buonissimo tranquillo e calmo) adesso ha un carattere impulsivo e iroso, un esempio deve per forza portare il suo pensiero fino alla fine, se una maestra mette un cartellone in una maniera se a lui non va bene la stressa fino all'esaurimento che non va bene e deve dire la sua (non cede mai l'ultima parola deve essere sempre la sua) e se non sono accondiscendenti gli prende uno scatto di nervoso grida e lancia oggetti e per un paio di volte e' scappato dalla classe.
Questo il primo anno, nel secondo dopo aver parlato con le maestre hanno capito ormai il carattere e abbiamo capito il suo disagio e il suo modo di mettersi sempre al centro dell'attenzione e' dato dal fatto che gli viene tolto sempre dalle sue sorelle (due sorelle, due femmine e come dicevo prima super invadenti) ora pero ' il problema che anche parlandoci tanto, i suoi scatti di ira sono diminuiti non spariti e qualche volta detta da lui STRESSATO dai compagni alza le mani (spinta, bottarella) non vorrei far uscire rocky balboa al posto di un bimbo normale.
A scuola va benissimo a tutti bei voti e' volenteroso e molto intuitivo una pagella di tutti 8/9 , ma un bel voto di non idoneo e' stato quello del comportamento io vorrei aiutarlo ci parlo tanto mi dicono tutti che deve crescere e che gli deve scattare qualcosa dentro di crescita e di autostima. Stavo pensando anche di fargli cambiare scuola ......grazie infinitamente e scusi per il papiro.
Cara signora,
comprendo la sua preoccupazione. Dalle sue parole traspare chiaramente che è una madre attenta ai segnali e alle fasi di crescita attraversate dai suoi tre figli; è anche una madre comprensibilmente stanca e disorientata dall'impeto di tre figli piccoli.
Un primo aspetto su cui non posso non soffermarmi è il modo in cui lei parla: “al singolare”. Il padre del/dei bambini è presente nella sua e/o vita dei bambini? ci sono altre figure di riferimento su cui lei può contare nella gestione e nella crescita dei suoi figli? Dalle sue parole percepisco che sente tutta la responsabilità sulle proprie spalle. Con chi si confronta e condivide l'educazione dei suoi figli?
Inoltre mi parla di una famiglia con ben tre bimbi, non solo di uno.. anche se mi pare di capire che i riflettori vengono puntati tutti su di lui e/o è lui che fa in modo che sia al centro del palcoscenico distogliendo lo sguardo da altro!? E tutti e tre questi bimbi più o meno mettono in atto "un'irruenza-invadenza emotiva e relazionale"..come se in famiglia il messaggio comunicativo appreso sia stato che " il tempo è poco e bisogna spartirlo in modo giusto ed equilibrato!" E come se un modo efficace per essere visti e considerati sia" necessariamente imporre la propria", "lottare con le maniere forti" per accaparrarsi un posto in famiglia.. e nel mondo.
Infine, ho poche informazioni a riguardo, ma mi chiedo come mai ha pensato di cambiare il contesto scolastico di suo figlio maggiore; se non ci sono motivazioni particolari come condizioni contestuali a rischio (ad es. conflittualità con il corpo docente, negligenza del corpo docente, difficoltà relazionali con il gruppo-classe...) le consiglio di ponderare questa scelta anche insieme alle insegnanti. Il gruppo classe e le docenti costituiscono un punto di riferimento per un bambino, per cui un cambiamento potrebbe rivelarsi disfunzionale e mandarlo in confusione.
Credo che lei come genitore abbia il compito di avere fiducia nella crescita e nella maturazione dei propri figli, ma questo non esclude la possibilità di affidarsi a professionisti del settore. Non abbia timore a chiedere una consulenza psicologica.
comprendo la sua preoccupazione. Dalle sue parole traspare chiaramente che è una madre attenta ai segnali e alle fasi di crescita attraversate dai suoi tre figli; è anche una madre comprensibilmente stanca e disorientata dall'impeto di tre figli piccoli.
Un primo aspetto su cui non posso non soffermarmi è il modo in cui lei parla: “al singolare”. Il padre del/dei bambini è presente nella sua e/o vita dei bambini? ci sono altre figure di riferimento su cui lei può contare nella gestione e nella crescita dei suoi figli? Dalle sue parole percepisco che sente tutta la responsabilità sulle proprie spalle. Con chi si confronta e condivide l'educazione dei suoi figli?
Inoltre mi parla di una famiglia con ben tre bimbi, non solo di uno.. anche se mi pare di capire che i riflettori vengono puntati tutti su di lui e/o è lui che fa in modo che sia al centro del palcoscenico distogliendo lo sguardo da altro!? E tutti e tre questi bimbi più o meno mettono in atto "un'irruenza-invadenza emotiva e relazionale"..come se in famiglia il messaggio comunicativo appreso sia stato che " il tempo è poco e bisogna spartirlo in modo giusto ed equilibrato!" E come se un modo efficace per essere visti e considerati sia" necessariamente imporre la propria", "lottare con le maniere forti" per accaparrarsi un posto in famiglia.. e nel mondo.
Infine, ho poche informazioni a riguardo, ma mi chiedo come mai ha pensato di cambiare il contesto scolastico di suo figlio maggiore; se non ci sono motivazioni particolari come condizioni contestuali a rischio (ad es. conflittualità con il corpo docente, negligenza del corpo docente, difficoltà relazionali con il gruppo-classe...) le consiglio di ponderare questa scelta anche insieme alle insegnanti. Il gruppo classe e le docenti costituiscono un punto di riferimento per un bambino, per cui un cambiamento potrebbe rivelarsi disfunzionale e mandarlo in confusione.
Credo che lei come genitore abbia il compito di avere fiducia nella crescita e nella maturazione dei propri figli, ma questo non esclude la possibilità di affidarsi a professionisti del settore. Non abbia timore a chiedere una consulenza psicologica.
sono una ragazza di 24 anni e da 3 anni soffro di attacchi di
panico. In questi tre anni ne ho passate davvero tante...Espandi
sono una ragazza di 24 anni e da 3 anni soffro di attacchi di panico. In questi tre anni ne ho passate davvero tante, ma diciamo tutte esperienze "normali" per una ragazza in fase di crescita e nel bel mezzo del percorso universitario.
Il panico mi ha condizionato questi ultimi anni della mia vita, ma non mi ha impedito di prendermi la laurea triennale e la laurea magistrale in campo economico (mi manca solo la discussione della LM).
Al momento mi sono trasferita a.... per uno stage, ma il panico è sempre presente e mi sta pregiudicando il lavoro. [...] In tre anni mi sono fatta seguire da due psicologi diversi e dagli psichiatri, ma a quanto pare hanno dato sollievo, ma non hanno risolto il problema.
Sono una ragazza molto determinata e solare, ma quando ho gli attacchi di panico, il mondo sembra finire e vedo tutto nero. La mia paura più grande è quella di non guarire mai.
La ringrazio per l'attenzione e spero in una risposta positiva da parte sua.
Il panico mi ha condizionato questi ultimi anni della mia vita, ma non mi ha impedito di prendermi la laurea triennale e la laurea magistrale in campo economico (mi manca solo la discussione della LM).
Al momento mi sono trasferita a.... per uno stage, ma il panico è sempre presente e mi sta pregiudicando il lavoro. [...] In tre anni mi sono fatta seguire da due psicologi diversi e dagli psichiatri, ma a quanto pare hanno dato sollievo, ma non hanno risolto il problema.
Sono una ragazza molto determinata e solare, ma quando ho gli attacchi di panico, il mondo sembra finire e vedo tutto nero. La mia paura più grande è quella di non guarire mai.
La ringrazio per l'attenzione e spero in una risposta positiva da parte sua.
da quello che mi racconta di se' intuisco che e' una giovane donna tenace con tanta motivazione a "crescere".
Mi parla di "attacchi di panico" che hanno "condizionato" la sua vita, che le "fanno vedere tutto nero", ma mi parla anche di una serie di traguardi che il panico "non le ha impedito" di raggiungere. Non posso dire molto visto che non conosco la sua storia ma probabilmente questo "panico", (spesso lo chiamo "asfissia"), e' qualcosa da conoscere ..e' un codice da decodificare, ancor prima che gestire. Non sminuisca il suo vissuto di sofferenza definendo "normali" le sue esperienze: ogni individuo vive in maniera unica le fasi di ciclo di vita, non esiste un "termometro" emotivo assoluto.
Rispetto al mio lavoro sono specializzata in Psicoterapia sistemico-relazionale e familiare e il lavoro terapeutico si concentra su aspetti emotivi e relazionali. Come saprà dalle esperienze precedenti,non e' solo l'approccio teorico di riferimento ma anche e soprattutto l'alleanza terapeutica tra terapeuta e paziente a definire il cambiamento e la direzione del cambiamento.
Mi parla di "attacchi di panico" che hanno "condizionato" la sua vita, che le "fanno vedere tutto nero", ma mi parla anche di una serie di traguardi che il panico "non le ha impedito" di raggiungere. Non posso dire molto visto che non conosco la sua storia ma probabilmente questo "panico", (spesso lo chiamo "asfissia"), e' qualcosa da conoscere ..e' un codice da decodificare, ancor prima che gestire. Non sminuisca il suo vissuto di sofferenza definendo "normali" le sue esperienze: ogni individuo vive in maniera unica le fasi di ciclo di vita, non esiste un "termometro" emotivo assoluto.
Rispetto al mio lavoro sono specializzata in Psicoterapia sistemico-relazionale e familiare e il lavoro terapeutico si concentra su aspetti emotivi e relazionali. Come saprà dalle esperienze precedenti,non e' solo l'approccio teorico di riferimento ma anche e soprattutto l'alleanza terapeutica tra terapeuta e paziente a definire il cambiamento e la direzione del cambiamento.
Buonasera, Le scrivo perchè il mio problema mi tormenta ormai da mesi e non so più come gestirlo e affrontarlo. Sto con un ragazzo da più di un anno, siamo sempre stati amici prima... Espandi
Buonasera, Le scrivo perchè il mio problema mi tormenta ormai da mesi e non so più come gestirlo e affrontarlo. Sto con un ragazzo da più di un anno, siamo sempre stati amici prima, frequentiamo le stesse persone. è sempre stato abbastanza irrequieto,chiuso e riservato. I suoi tormenti derivano principalmnete dalla morte della madre, avvenuta qualche anno fa'; ora i suoi problemi sembrano non lasciargli vedere altro, non trova il lavoro per cui ha sudato tanto e non saprebbe lasciare la sua famiglia. Quando gli ho chiesto se avesse avuto piacere se io lo avessi seguito in un'altra città si è sentito oppresso, come se io mi annullassi solo per lui. Non è così ovviamente, non è un accondiscendere ciecamente alle sue volontà. ultimamente è ancora più freddo, non ci sentiamo, non mi dice nulla di ciò che fa, non riesce a confrontarsi con me.
Specifico anche che lui ha difficoltà a lasciarsi andare. In pubblico particolarmente, non ha mai avuto gesti di riguardo nei miei confronti. non so come comportarmi. ho provato a lasciarlo perdere, a non farmi sentire per lasciargli i suoi spazi, ma ora sto malissimo. Non mangio più, non dormo o dormo troppo, vomito e sono completamente assente. non so come comportarmi.
Specifico anche che lui ha difficoltà a lasciarsi andare. In pubblico particolarmente, non ha mai avuto gesti di riguardo nei miei confronti. non so come comportarmi. ho provato a lasciarlo perdere, a non farmi sentire per lasciargli i suoi spazi, ma ora sto malissimo. Non mangio più, non dormo o dormo troppo, vomito e sono completamente assente. non so come comportarmi.
Comprendo la sua difficoltà, soprattutto in un periodo di vacanze in cui l'aspettativa sarebbe quella di divertirsi e distrarsi dalle incombenze del quotidiano. Quello che mi colpisce della sua mail è l'accento posto sul suo ragazzo, sui "suoi" tormenti, sui "suoi" problemi (...la morte della madre...non riesce confrontarsi); eppure tra le righe leggo il Suo di disagio, il disagio. Il "tormento", di cui parla ("Non mangio più, non dormo o dormo troppo, vomito e sono completamente assente") è sicuramente un segnale a cui dare ascolto e capire cosa le sta dicendo: le sue esigenze stanno cambiando? Vorrebbe instaurare una relazione di coppia su basi diverse? quanto è davvero l'altro a sentirsi "oppresso"? e quanto invece è lei a sentirsi ingabbiata in una storia che non la soddisfa più? In una relazione in cui non si sente vista?
Questi sono solo spunti di riflessione, non possono certamente rispondere al suo malessere che merita uno spazio d'ascolto adeguato. Posso immaginare la fatica che le sia costata anche solo scrivere questa mail, ma sa bene che è riduttivo per affrontare una difficoltà. Di certo è un buon inizio.
Sono una ragazza di 27 anni. sin da piccola avevo un grande fastidio che mi portava alla nausea, alla vista di qualsiasi superfice porosa bucherellata... Espandi
Sono una ragazza di 27 anni. sin da piccola avevo un grande fastidio che mi portava alla nausea, alla vista di qualsiasi superfice porosa bucherellata (sia essa regolare che irregolare, ad esempio i mobili antichi on i forellini, la spugna, alveare antichi muri romani ecc oppure al contrari un grappolo di sfere unite, le bollicine del sapone nella vasca se le fissavo, cose del genere... quando vedo queste immagini, tuttora devo girarmi dall'altra parte, perchè mi disturba a tal punto che comincio ad avere la nausea e mi viene l'angoscia. A volte queste immagini rimangono impresse nella mia mente e faccio fatica a cacciarle via per molto tempo. spesso anche solo a ricordare o visualizzare l immagine provaca un enorme fastidio.
Ho cercato su internet, e la definiscono TROPOFOBIA (e non capisco perchè debbano allegare le immagini al sito, se una persona va a cercare questa fobia e significa che ne è intimorito, non immagina quanti salti e conati, mi perdoni, durante a ricerca)..comunque, dicono che sia dovuto una specie di memoria genetica, tipo autodifesa dai pericoli del passato, animali velonosi ecc...ma possibile che sia solo questo? una paura del genere legato solamente a memoria genetica? (altre cose che mi creano fastidio, sono gli insetti in generale, anche se ci sto lavorando su da un pò di anni, e per il momento gestisco meglio il panico e non scappo più via come una volta). ringrazio per l attenzione e spero in una sua risposta. cordiali saluti
Ho cercato su internet, e la definiscono TROPOFOBIA (e non capisco perchè debbano allegare le immagini al sito, se una persona va a cercare questa fobia e significa che ne è intimorito, non immagina quanti salti e conati, mi perdoni, durante a ricerca)..comunque, dicono che sia dovuto una specie di memoria genetica, tipo autodifesa dai pericoli del passato, animali velonosi ecc...ma possibile che sia solo questo? una paura del genere legato solamente a memoria genetica? (altre cose che mi creano fastidio, sono gli insetti in generale, anche se ci sto lavorando su da un pò di anni, e per il momento gestisco meglio il panico e non scappo più via come una volta). ringrazio per l attenzione e spero in una sua risposta. cordiali saluti
Nel leggere la sua mail mi è venuta in mente una frase di Ludwig Wittgenstein: "quelli che continuano a domandare "perché" sono come i turisti che davanti ad un monumento leggono la guida e proprio la lettura della storia della sua origine (etc etc) impedisce loro di vedere il monumento".
Spesso quando si fa riferimento ad un problema psicologico viene quasi spontaneo chiedersi il perché questo venga a presentarsi, secondo una concezione causale delle cose, che prevede che vi sia un rapporto lineare di causa ed effetto tra gli eventi naturali sia che essi siano di natura biologica sia che essi siano di natura psichica.
Eppure ciò che è importante fare per comprendere un problema (come paura, ansia, fobia, etc.. ), è passare dal quesito "perché esiste" a "come funziona"; capire "come" il problema prende avvio, come persiste e si aggrava, quali sono le situazioni che contribuiscono al suo mantenimento (quando? quante volte? Quanto è invalidante per la sua vita...etc etc).
Più che porre l'accento su una serie di informazioni frammentarie lette su internet, dettate capisco bene dall'impellente desiderio di trovare una soluzione, ma che possono fuorviarla e renderla immobile e impotente rispetto al suo problema, io mi occuperei del disagio di cui mi parla, dandogli lo spazio che merita.
Non mi soffermerei tanto sull'evento iniziale della sua paura, ma su ciò che lei mette in atto
per evitare la paura: che cosa fa di fronte alla sua paura? La evita? A chi si rivolge? o a chi non si rivolge?
È probabile che le tentate soluzioni messe in atto per sfuggire alla paura dello scatenamento delle proprie reazioni emotive e somatiche di paura, non siano funzionali all'estinzione del problema, ma inneschino una sequenza viziosa ricorsiva che contribuiscono a mantenerlo.. Lei mi dice che ci sta lavorando su da un po' di anni e spero che si stia affidando ad uno psicoterapeuta. In caso contrario le consiglio di contattarne uno nel suo territorio di riferimento.
ho 25 anni e da quasi 3 anni non mi allontano più da casa niente mare niente ferie niente passeggiate al centro nulla solo uscite in zona e per la precisione percorro solo strade che per abitudine ero abituata a percorrere spesso... Espandi
Ho 25 anni e da quasi 3 anni non mi allontano più da casa niente mare niente ferie niente passeggiate al centro nulla solo uscite in zona e per la precisione percorro solo strade che per abitudine ero abituata a percorrere spesso. Mia madre come me ha iniziato ad avere questo problema dopo poco la mia nascita ha provato a farsi aiutare ma non ne è mai uscita ricordo perfettamente la mia angoscia quando entravamo in macchina e lei supplicava piangendo a mio padre di tornare indietro perché non ce la faceva lui spingeva un po per farla arrivare lo stesso al punto di destinazione ma poi puntualmente si tornava quasi sempre indietro.
Nel 2011 mio padre si ammala di cancro gli diedero un anno di vita a 6 mesi dalla sua malattia io cominciai a stare male attacchi di panico continui 4/5 volte al giorno tutti negli stessi orari dalle 5 del pomeriggio in poi ero terrorizzata non dormivo più lasciai il lavoro e mi chiusi in casa massimo scendevo sotto casa per prendere una boccata di aria ma sempre accompagnata è sempre pronta a risalire su casa.
Nel mentre mio padre morì, la clinica mando una psicologa per seguirmi in casa con il tempo riuscii a gestire gli attacchi di panico una valeriana bastava a farmi stare meglio e ripresi ad uscire trovai un lavoro a due passi da casa e avevo ripreso ad uscire con gli amici a patto che non ci allontanavamo.
La mia psicologa comincio a dirmi che dovevo andare in studio e che lei non poteva più venire a casa mia e che era ora di provare a fare qualche passo in più cominciai a sentirmi in dovere in obbligo è spaventata di fare una cosa che io non mi sentivo pronta a fare è così la lasciai passava un anno e io ero comunque intrappolata in uno stile di vita che non mi apparteneva, che non volevo.
Le cose con il mio ragazzo andavano male lui voleva fare tanto io non riuscivo a fare niente e dopo 7 anni presi la decisione definitiva di mettere fine alla nostra storia, mi mancava si ma era solo una questione di abitudine io non lo amavo più.
Cominciai ad uscire la sera e siccome il mio contratto non era stato rinnovato presi a lavorare in un bar sempre dietro casa dove cominciai ad uscire con il proprietario che essendo infermiere mi faceva sentire sicura, per la prima volta dopo tanti anni mi cominciavo a risentire padrona della mia vita. Avevo ripreso ad allontanarmi passeggiate in centro giornate al mare e partenze varie sempre però se c'era sempre qualcuno con me meglio se era lui. Quando ho capito che non provavo niente per lui e che se ci stavo era solo perché mi sentivo sicura decisi di troncare ma ormai era come se in parte avevo riacquisito un pò della mia libertà di lì a poco conobbi il mio attuale compagno, dopo un mese ero incinta.
All'inizio della gravidanza ancora mi muovevo, arrivata al quarto quinto mese mi sono bloccata di nuovo, oggi mia figlia ha quasi un anno e io sono di nuovo alle condizioni iniziali: non mi allontano più di nuovo niente ferie niente mare niente di niente non so più cosa fare. Mia figlia soffrirà a causa mia proprio come è successo a me e io ne sarò la causa.
Mi viene da lasciare tutto, il mio compagno di dargli mia figlia e di farla portare il più lontano da me ma non ci riuscirei mai li amo immensamente ma soffro come un cane sono disperata non so più cosa fare, sto affrontando una vita che non è la mia che non voglio, ma quando provo a ad allontanarmi mi prende un malessere fortissimo attacchi di panico piango e la mia pressione scende.
Aiutatemi vi prego non so più cosa fare
Nel 2011 mio padre si ammala di cancro gli diedero un anno di vita a 6 mesi dalla sua malattia io cominciai a stare male attacchi di panico continui 4/5 volte al giorno tutti negli stessi orari dalle 5 del pomeriggio in poi ero terrorizzata non dormivo più lasciai il lavoro e mi chiusi in casa massimo scendevo sotto casa per prendere una boccata di aria ma sempre accompagnata è sempre pronta a risalire su casa.
Nel mentre mio padre morì, la clinica mando una psicologa per seguirmi in casa con il tempo riuscii a gestire gli attacchi di panico una valeriana bastava a farmi stare meglio e ripresi ad uscire trovai un lavoro a due passi da casa e avevo ripreso ad uscire con gli amici a patto che non ci allontanavamo.
La mia psicologa comincio a dirmi che dovevo andare in studio e che lei non poteva più venire a casa mia e che era ora di provare a fare qualche passo in più cominciai a sentirmi in dovere in obbligo è spaventata di fare una cosa che io non mi sentivo pronta a fare è così la lasciai passava un anno e io ero comunque intrappolata in uno stile di vita che non mi apparteneva, che non volevo.
Le cose con il mio ragazzo andavano male lui voleva fare tanto io non riuscivo a fare niente e dopo 7 anni presi la decisione definitiva di mettere fine alla nostra storia, mi mancava si ma era solo una questione di abitudine io non lo amavo più.
Cominciai ad uscire la sera e siccome il mio contratto non era stato rinnovato presi a lavorare in un bar sempre dietro casa dove cominciai ad uscire con il proprietario che essendo infermiere mi faceva sentire sicura, per la prima volta dopo tanti anni mi cominciavo a risentire padrona della mia vita. Avevo ripreso ad allontanarmi passeggiate in centro giornate al mare e partenze varie sempre però se c'era sempre qualcuno con me meglio se era lui. Quando ho capito che non provavo niente per lui e che se ci stavo era solo perché mi sentivo sicura decisi di troncare ma ormai era come se in parte avevo riacquisito un pò della mia libertà di lì a poco conobbi il mio attuale compagno, dopo un mese ero incinta.
All'inizio della gravidanza ancora mi muovevo, arrivata al quarto quinto mese mi sono bloccata di nuovo, oggi mia figlia ha quasi un anno e io sono di nuovo alle condizioni iniziali: non mi allontano più di nuovo niente ferie niente mare niente di niente non so più cosa fare. Mia figlia soffrirà a causa mia proprio come è successo a me e io ne sarò la causa.
Mi viene da lasciare tutto, il mio compagno di dargli mia figlia e di farla portare il più lontano da me ma non ci riuscirei mai li amo immensamente ma soffro come un cane sono disperata non so più cosa fare, sto affrontando una vita che non è la mia che non voglio, ma quando provo a ad allontanarmi mi prende un malessere fortissimo attacchi di panico piango e la mia pressione scende.
Aiutatemi vi prego non so più cosa fare
Accolgo con affetto la sua richiesta di ascolto. Dalla sua mail capisco che ha avuto una vita complicata e carica di emozioni forti: sicuramente sarà stato doloroso da piccola assistere alle difficoltà di una madre, quando una bambina da una madre si aspetta coccole e amore; immagino sia stato faticoso affrontare la scomparsa prematura di un padre, quando da un padre ci si aspetta protezione...e poi quanta turbolenza emotiva nel destreggiarsi nelle relazioni di coppia, occuparsi di sé come donna e ora anche come madre...
Eppure questa è solo una prima lettura della sua mail. Spesso con i miei pazienti uso questa metafora: fare un percorso psicoterapeutico è come indossare gli occhiali del terapeuta e vedere con lenti diverse le proprie risorse, ciò che ad un primo sguardo sfugge di sé ...e anche nel suo caso mi permetto di "prestarle i miei occhiali", seppur solo per un momento: ciò che è costante nel racconto della sua vita è la combattività, la SUA combattività!
La combattività di una figlia..
..."la clinica mandò una psicologa per seguirmi in casa con il tempo riuscii a gestire gli attacchi di panico una valeriana bastava a farmi stare meglio e ripresi ad uscire trovai un lavoro a due passi da casa e avevo ripreso ad uscire con gli amici a patto che non ci allontanavamo"
La combattività di giovane donna...
"le cose con il mio ragazzo andavano male lui voleva fare tanto io non riuscivo a fare niente e dopo 7 anni presi la decisione definitiva di mettere fine alla nostra storia mi mancava si ma era solo una questione di abitudine io non lo amavo più cominciai ad uscire la sera e siccome il mio contratto non era stato rinnovato presi a lavorare in un bar sempre dietro casa dove cominciai ad uscire con il proprietario che essendo infermiere mi faceva sentire sicura per la prima volta dopo tanti anni mi cominciavo a risentire padrona della mia vita"
"quando ho capito che non provavo niente per lui e che se ci stavo era solo perché mi sentivo sicura decisi di troncare ma ormai era come se in parte avevo riacquisito un pò della mia libertà di lì a poco conobbi il mio attuale compagno"
la combattività di una madre e moglie..
"non so più cosa fare mia figlia soffrirà a causa mia proprio come è successo a me e io ne sarò la causa mi viene da lasciare tutto il mio compagno di dargli mia figlia e di farla portare il più lontano da me ma non ci riuscirei mai li amo immensamente ma soffro come un cane sono disperata non so più cosa fare sto affrontando una vita che non è la mia che non voglio"
La combattività di una donna che in ogni occasione critica ha saputo alzarsi e affrontare il problema, ma nella fretta di gestire la vita non ha visto che la stava affrontando... Una buona partner non è quella che pensa a tutto ma quella che si sa ascoltare; una buona madre non è quella che non sbaglia, ma quella che è comprensiva con se stessa. scrivere questa mail di certo è un buon inizio, ma sa bene che è riduttivo per affrontare una difficoltà.. Lei già in precedenza ha fatto un percorso psicoterapeutico e ne ha constatato l'efficacia, si affidi anche ora e contatti uno psicoterapeuta nel suo territorio di riferimento.
La combattività di una figlia..
..."la clinica mandò una psicologa per seguirmi in casa con il tempo riuscii a gestire gli attacchi di panico una valeriana bastava a farmi stare meglio e ripresi ad uscire trovai un lavoro a due passi da casa e avevo ripreso ad uscire con gli amici a patto che non ci allontanavamo"
La combattività di giovane donna...
"le cose con il mio ragazzo andavano male lui voleva fare tanto io non riuscivo a fare niente e dopo 7 anni presi la decisione definitiva di mettere fine alla nostra storia mi mancava si ma era solo una questione di abitudine io non lo amavo più cominciai ad uscire la sera e siccome il mio contratto non era stato rinnovato presi a lavorare in un bar sempre dietro casa dove cominciai ad uscire con il proprietario che essendo infermiere mi faceva sentire sicura per la prima volta dopo tanti anni mi cominciavo a risentire padrona della mia vita"
"quando ho capito che non provavo niente per lui e che se ci stavo era solo perché mi sentivo sicura decisi di troncare ma ormai era come se in parte avevo riacquisito un pò della mia libertà di lì a poco conobbi il mio attuale compagno"
la combattività di una madre e moglie..
"non so più cosa fare mia figlia soffrirà a causa mia proprio come è successo a me e io ne sarò la causa mi viene da lasciare tutto il mio compagno di dargli mia figlia e di farla portare il più lontano da me ma non ci riuscirei mai li amo immensamente ma soffro come un cane sono disperata non so più cosa fare sto affrontando una vita che non è la mia che non voglio"
La combattività di una donna che in ogni occasione critica ha saputo alzarsi e affrontare il problema, ma nella fretta di gestire la vita non ha visto che la stava affrontando... Una buona partner non è quella che pensa a tutto ma quella che si sa ascoltare; una buona madre non è quella che non sbaglia, ma quella che è comprensiva con se stessa. scrivere questa mail di certo è un buon inizio, ma sa bene che è riduttivo per affrontare una difficoltà.. Lei già in precedenza ha fatto un percorso psicoterapeutico e ne ha constatato l'efficacia, si affidi anche ora e contatti uno psicoterapeuta nel suo territorio di riferimento.
Gent.le dottoressa, mi chiamo C . Sono una madre di due bambini, un maschio di 7 e una femmina di 2 anni. La contatto perché ultimamente faccio fatica ad occuparmi della casa e della famiglia... Espandi
Gent.le dottoressa,
mi chiamo C . Sono una madre di due bambini, un maschio di 7 e una femmina di 2 anni. La contatto perché ultimamente faccio fatica ad occuparmi della casa e della famiglia. Dormo poco, sto in ansia per qualsiasi cosa, respiro con affanno e a volte sento delle palpitazioni accelerate, il mio umore cambia di continuo e litigo con i miei genitori (poveri, mi danno pure una mano coi miei figli) e con mio marito oramai comunichiamo solo per questioni di soldi o per chi va a prendere in bambini.
Ora mi preoccupa anche il comportamento del mio primo figlio: non mi ha mai ascoltato granchè, ogni situazione è sempre stata un pretesto di lotta tra me e lui (lavarsi, vestirsi, cartoni, mangiare..) e ora anche le insegnanti mi riferiscono comportamenti eccessivi verso gli altri bambini (urla, spinte, pugni) e spesso si rifiuta di fare i compiti in classe..insomma mio figlio sta tutti i giorni in punizione. Mi è sempre stato detto che è un bambino sveglio ed intelligente Ho paura che questo comportamento lo possa danneggiare anche a livello scolastico.
Mio marito accusa me e le insegnanti di essere incapaci di gestirlo. Non so cosa fare. Sono stanca e abbattuta. La ringrazio per la disponibilità.
Ora mi preoccupa anche il comportamento del mio primo figlio: non mi ha mai ascoltato granchè, ogni situazione è sempre stata un pretesto di lotta tra me e lui (lavarsi, vestirsi, cartoni, mangiare..) e ora anche le insegnanti mi riferiscono comportamenti eccessivi verso gli altri bambini (urla, spinte, pugni) e spesso si rifiuta di fare i compiti in classe..insomma mio figlio sta tutti i giorni in punizione. Mi è sempre stato detto che è un bambino sveglio ed intelligente Ho paura che questo comportamento lo possa danneggiare anche a livello scolastico.
Mio marito accusa me e le insegnanti di essere incapaci di gestirlo. Non so cosa fare. Sono stanca e abbattuta. La ringrazio per la disponibilità.
Cara signora,
accolgo con affetto la sua richiesta di aiuto. La sua mail mi fa riflettere su quanto a volte per le donne possa essere scontato prendersi cura della propria famiglia e della propria casa, senza chiedere niente per sé e senza chiedersi niente. Rifletto su quanto spesso si dia per scontato prendersi il fardello della genitorialità e della vita matrimoniale, senza guardare alla complessità dei ruoli di moglie e madre. Faccio appello alla donna perchè penso che sia la donna a fare una richiesta di aiuto. Mi parla di marito, figli, genitori, ma fa poco accenno a sé, ai suoi bisogni. Mi chiedo dove stia lei in tutto questo. Non conosco la sua storia ma mi pare che sia affannata e che stia avvertendo tutto il peso delle responsabilità familiari solo sulle sue spalle. Una madre di fronte alle segnalazioni delle insegnanti giustamente si allarma e si attiva per il figlio; per comprendere il problema è di aiuto mettersi in discussione, meno funzionale, a mio avviso, colpevolizzarsi.
La invito a cogliere, come già sta facendo, le segnalazioni delle insegnanti di suo figlio, ma anche i segnali che vengono dalla donna in difficoltà.
Salve dottoressa, sono un ragazzo di 28 anni. La contatto perchè da quando la mia ragazza mi ha lasciato non sto bene... Espandi
Salve dottoressa,
sono un ragazzo di 28 anni. La contatto perchè da quando la mia ragazza mi ha lasciato non sto bene. Stavamo insieme da un anno e mezzo. Lei dice di non fidarsi più di me, è confusa. Mi accusa di non essere sincero e di nasconderle le cose, ma non è così. Faccio di tutto per renderla serena e farla sorridere, ma questo non basta. Ogni mio gesto, regali, attenzioni, telefonate e messaggi vengono fraintesi. Mi dice che sono falso. Sto attento a tutto e soprattutto a non ferirla, ma finiamo sempre per litigare.
Già in passato ho avuto altre delusioni, ma erano storie a cui non tenevo molto. Questa volta è diverso. Vorrei fare in modo di tornare insieme a lei. Come mi devo comportare?
Mi chiedo in che cosa sbaglio.
F.
Già in passato ho avuto altre delusioni, ma erano storie a cui non tenevo molto. Questa volta è diverso. Vorrei fare in modo di tornare insieme a lei. Come mi devo comportare?
Mi chiedo in che cosa sbaglio.
F.
Caro F.,
comprendo il suo dolore e la sua amarezza, tutti sentimenti che accompagnano ogni storia che si conclude.
Lei mi parla di una relazione di coppia in termini di fraintendimenti e di continue rincorse. Sì, ha letto bene di "rincorse": sta molto proteso verso l'altra persona, probabilmente rincorre in tutti i modi questo amore cercando di far sorridere, di dare attenzioni, soprattutto di stare attento a non ferire la sua ragazza. Tutti gesti che agli occhi di un uomo che desidera stare accanto alla donna amata possono apparire scontati e necessari, ma che probabilmente la mettono in una posizione di affanno. In una relazione di coppia ci si chiede dove inizia il noi?dove finisce l'io? Ad un certo punto, mi parla ("fortunatamente", aggiungerei) di "delusione", e penso che questa sia la chiave giusta per aprire una porta nuova: è una parola che si sofferma sui suoi bisogni e le sue aspettative, in questo momento deluse, ma pur sempre le sue. Non quelle dell'altra. Come mai lei ha bisogno di rincorrere un amore? Di affannarsi per fare andare le cose lisce? A tutti i costi? Le relazioni di coppia sono complesse, perchè dipendono da individui unici e irripetibili, con bisogni, esigenze, aspettative, preferenze diverse... perchè mai soffocarli? o aver paura di mostrali?Lei è alla ricerca di una soluzione, di una ricetta per tenere legata a sé la sua fidanzata, eppure potrebbe iniziare dando ascolto alle sue emozioni, alla sua diversità più che affannarsi a rispondere a quelle dell'altro. Crei un nuovo copione con regole e modi nuovi di stare insieme. La diversità è un motore che può arricchire una relazione.
Salve dottoressa, sono una ragazza di 25 anni. Il mio problema è il mio peso: ho incominciato a prendere peso intorno ai 12-13 anni... Espandi
Salve dottoressa,
sono una ragazza di 25 anni. Il mio problema è il mio peso: ho incominciato a prendere peso intorno ai 12-13 anni e da allora sono aumentata sempre di più. A volte ho provato a mettermi a dieta ma senza ottenere grandi risultati, anzi peggiorando la situazione. Ora non mi peso più. Praticamente non vivo; faccio i turni in fabbrica, spesso scelgo il turno di notte così evito di stare troppo a contatto con gli altri ; non esco quasi mai.. frequento qualche amica ogni tanto..e il peso più grosso è che non ho mai avuto un ragazzo. Non ne posso più, ma non so come uscirne: più sto male e più mi chiudo e mangio..
La prego di darmi una risposta.
A.
La prego di darmi una risposta.
A.
Cara A.,
comprendo la sua sofferenza e posso immaginare la fatica che ha compiuto anche solo nello scrivere questa mail. Non conosco la sua storia, ma sicuramente porta con sé una serie di fardelli che negli anni l'hanno "appesantita" e "incupita". Eppure ha una giovane età dalla sua parte e con essa una serie di risorse che l'hanno portata a chiedere aiuto. Provo ad ipotizzare che si sia stancata di "giocare a nascondino" (mi conceda di usare quest'espressione), di stare nell'ombra dei turni lavorativi notturni e dentro le mura della sua casa. Probabilmente ha voglia di uscire allo scoperto e di liberarsi di una gabbia.
Per quanto capisco non sia semplice, chieda una consulenza psicologica nel suo territorio di riferimento.. in sostanza il primo passo già l'ha fatto.