Esperienze nei gruppi (W.R. Bion, 2009)

In questo libro Bion riporta alcune riflessioni seguite ad una sua esperienza diretta sulla conduzione di un gruppo terapeutico.
Durante la Seconda Guerra Mondiale gli venne proposto di dirigere il reparto di riadattamento di un ospedale psichiatrico militare. L'obiettivo che si pose inizialmente fu quello di spiegare la nevrosi di cui erano affetti i pazienti del reparto non come un problema individuale, ma come un problema del gruppo, visto che si accingeva a fare una terapia di gruppo. Le sue osservazioni e i suoi obiettivi vennero spesso ostacolati da problemi di natura organizzativa del reparto, eppure man mano Bion evidenzia una serie di fenomeni dinamici di gruppo, da lui definiti:

  • Mentalità di gruppo
  • Cultura del gruppo
  • Assunti di base
  • Gruppo in assunto di base
  • Gruppo di lavoro
L'esperimento durò sei settimane e ai pazienti venne dato un regolamento: da allora in poi si sarebbero dovuti costituire dei gruppi di lavoro nei quali cimentarsi in lavori manuali di vario genere, come carpenteria, cartografia, con la possibilità di proporne anche di nuovi. Ognuno avrebbe dovuto prender parte ad uno di questi gruppi; in caso contrario si aveva la possibilità di usufruire di una sala di riposo dove leggere, conversare, giocare a dama sotto la sorveglianza di un'infermiera. Inoltre ogni giorno alla stessa ora si sarebbe tenuta una riunione dove discutere dei problemi del reparto, per Bion un contesto preparatorio ai futuri seminari terapeutici.
La caratteristica che appare evidente fin dalla prime battute è il ruolo di Bion, abbastanza provocatorio verso i pazienti e che disattendeva le loro aspettative di gruppo. I pazienti si riuniscono con l'aspettativa di essere un gruppo formato da un medico e da pazienti e che il medico dovesse dettare le regole dell'organizzazione, ma di fatto l'atteggiamento di Bion disattendeva tutto questo e provocava delle reazioni riparatorie.
Ciò che emerge immediatamente è l'emotività del gruppo, che orienta l'attività stessa del gruppo e di cui i membri stentano ad esserne consapevoli e a discuterne. Lo stesso terapeuta non ne è esonerato. Quando si forma un gruppo, viene a crearsi un'unità che risulta diversa dalla somma delle parti e in cui l'obiettivo primario diventa la preservazione del gruppo, aldilà delle esigenze dei singoli. Ciò che Bion chiama mentalità di gruppo.
Per mentalità di gruppo si intende l'espressione unanime del volere del gruppo, a cui i singoli contribuiscono in maniera anonima in un dato momento (ad es. quando il gruppo si coalizza contro chiunque voglia aiutare il conduttore-Bion mettendolo a disagio).
La volontà collettiva del gruppo spesso può essere in contrasto con gli obiettivi dei singoli provocando difficoltà nel perseguirli.
In soccorso a questo, entra in gioco la cultura di gruppo data dall'incontro tra volontà collettiva del gruppo ed esigenze individuali, cioè l'organizzazione, la struttura e i compiti che il gruppo decide di raggiungere o evitare e che ben esprime il tipo di emotività che domina il gruppo in quel momento.
Infatti nel gruppo sembrano coesistere due tendenze opposte: una più razionale verso la realizzazione del compito, l'altra in direzione opposta alla prima.
E questo è ciò che distingue un gruppo di lavoro da un gruppo in assunto di base, anche se la presenza di assunti di base in un gruppo non esclude il gruppo di lavoro.
Quando Bion parla di un gruppo di lavoro si riferisce ad un gruppo che si è riunito consapevolmente, quindi ha una mentalità conscia, per cooperare al raggiungimento di un compito. Un gruppo che ha come cultura di gruppo un approccio razionale e che sceglie il leader in funzione della sua competenza al raggiungimento dell'obiettivo. È un gruppo che non si sottrae alla discussione delle dinamiche che vengono a crearsi in esso e da cui ne scaturisce un'azione finalizzata allo scopo prefissato. Una caratteristica fondamentale è la disponibilità di questo gruppo alla crescita, al confronto, al cambiamento, all'accettazione della differenza, all'apprendimento; e ciò non implica di certo un risparmio di rabbia, disagio, sofferenza, frustrazione. Cosa completamente diversa invece in un gruppo in assunto di base.
Innanzitutto per assunto di base Bion intende emozioni primitive, inconsce, convinzioni gruppali onnipotenti e magiche, con cui il gruppo pensa di poter raggiungere l'obiettivo senza passare attraverso la frustrazione provocata dall'apprendimento. Sono dei meccanismi messi in atto dal gruppo per fronteggiare le proprie angosce e le proprie paure che vanno a costituire la cultura di gruppo in quel dato momento.
Bion individua tre tipi di assunti di base:
  • assunto di base di attacco-fuga;
  • assunto di base di accoppiamento;
  • assunto di base di dipendenza.
A cui corrispondono logicamente tre tipi di gruppi secondo l'assunto di base attivo in quel momento. A differenza del gruppo di lavoro, qui non c'è cooperazione conscia che lega i membri del gruppo ma "la valenza", cioè la spontanea inclinazione, disposizione del membro ad aderire a quell'assunto di base dominante.
Inoltre quando è attivo un assunto di base, Bion ipotizza che gli altri due si trovino nel sistema protomentale, un substrato dove fisico e mentale sono indifferenziati e da cui hanno origine tutti gli stati emotivi sia in forma mentale che fisica.

Gruppo in assunto di base di attacco-fuga
La convinzione magica e onnipotente è quella che esista un nemico e che le uniche tecniche possibili per perseguire l'autoconservazione del gruppo siano l'attacco e la fuga. In questo caso si preferisce l'azione al pensiero. Il pensiero è visto come minaccia per il mantenimento dello status quo del gruppo e o si cerca di fuggire oppure si tende ad attaccare. Nel perseguire quest'assunto di base si ricerca anche un leader che diriga l'azione e quando, come nel caso di Bion come terapeuta, questo viene disatteso, lo si sostituisce con un membro appartenente al gruppo che colluda con l'idea paranoica gruppale dell'esistenza di un nemico da attaccare o da cui fuggire.

Gruppo in assunto di base di accoppiamento In questo caso il clima emotivo del gruppo è guidato dalla convinzione magica secondo cui la risoluzione dei problemi del gruppo sia possibile per mezzo della nascita di un essere, una specie di messia. E solo in questo caso, affinchè si alimenti questa speranza, è tollerata la riunione di due membri del gruppo. La nuova creatura in realtà non si concretizzerà mai, perchè ogni pensiero nuovo comporta un cambiamento e quindi una sofferenza psichica, perciò temuto e allontanato. In caso contrario avviene lo scisma.

Gruppo in assunto di base di dipendenza La convinzione irrazionale di questo tipo di gruppo è legata all'esistenza di un'entità, esterna al gruppo capace di soddisfare tutte le esigenze del gruppo, proteggendo il gruppo da qualsiasi sforzo di adoperarsi per raggiungere l'obiettivo. In tal senso il gruppo si muove per cercare un leader da cui dipendere, come il terapeuta, e se non trova risposta alla propria domanda di protezione ci si rivolge ad un altro leader o si cerca di entrare in un altro gruppo, esterno.

Pertanto in base all'accettazione o meno di nuove idee, di cui "il mistico" si fa portatore, si assiste ad un rapporto conviviale tra gruppo e mistico, se c'è coesistenza ma senza condizionamenti reciproci; ad un rapporto simbiotico se c'è confronto e crescita; parassitario se c'è invidia che porta alla povertà intellettuale e morte del gruppo.